Le ricompense distruggono la creativita’.

Da TED 2009:

…Pink shows a slide title “The candle problem,” a psychological experiment created by Karl Duncker in 1935. A person is brought into a room and given a candle, a box of thumbtacks and matches and asked to attach the candle to the wall so that the wax doesn’t drip on to the table. The person who can solve the candle problem is one who, rather than seeing the box as receptacle for the tacks, sees it as something that can be used in the solution. The box is tacked to the wall and the candle placed on it.

This experiment is used to learn about incentives, Pink explains. Two groups of people are offered the problem — the first group is simply timed and the second group is offered rewards. It takes the second group three and and a half minutes longer than the first group, on average, to solve the problem. “That’s not how its suposed to wrk! I’m an American. Incentives work!” Pink exclaims. But, he says, this experiment has shown that incentives actually dull thinking and block creativity and he notes that this is not an aberration. It’s been shown over and over again. It’s one of the most robust findings in social science and also one of the most ignored. There’s a mismatch between what science knows and what business does.

Another experiment was done with the problem presented in a slightly different way. Th tacks were taken out of the box, and then the incentivzed group did much better than the other. Pink says this is because it’s an easy problem. For these types of tasks of narrow focus, where you can see the goal right there, rewards work really well.

However, he points out that around the world, white collar workers are doing less of this second type of work and more of the first. Narrow tasks have become fairly easy to outsource and to automate and right-brain conceptual tasks have become more important….

He draws on the a study by Dan Ariely and his colleagues. Ariely et al found that once the given task in one of these experiments was only a mechanical skill, rewards would mean better performance, but if any rudimentary cognitive skill was needed, a larger reward would mean a worse performance. …

So, Pink says, to get out of the messes of the 20th century, we don’t need to do more of the wrong things. We need a new approach, one that includes three basic elements: Autonomy, mastery and purpose. These are the building blocks of an entirely new operating system. Today, he says he’s going to talk about autonomy. The traditional notions of management are great if you only want compliance, he explains. But for creative thinking, we have to approach things differently.

Science knows that motivators only work to solve narrow problems, Pink declares, but they destroy creativity. Maybe, he says, if we can increase productivity in solving the candle problems everywhere, we can change the world.

Perdita del lavoro: sicurezza e politiche industriali

Riflessioni condivisibili di Luciano Gallino.

La vicenda della Innse di Lambrate dimostra quali sviluppi drammatici possono presentarsi quando un numero crescente di persone vede violato a proprio danno un fondamentale diritto umano.

E cioè il diritto ad una ragionevole sicurezza socio-economica. È l’esperienza di chi perde il lavoro senza averne alcuna responsabilità. Chi sia costretto a tale esperienza è colto anzitutto dall’angoscia per l’immediato futuro. Come farò, si chiede, a pagare le rate del mutuo e dell’auto, le cure odontoiatriche per i figli più piccoli, il costo della scuola superiore o dell’università per i più grandi. In secondo luogo la stessa persona si sente vittima di una grave ingiustizia, di un inganno che qualcuno ha ordito alle sue spalle e che improvvisamente si rivela come tale. Quando si colpisce il diritto a una giusta sicurezza socio-economica, sono queste le emozioni che si diffondono come un incendio boschivo sia tra i diretti interessati, sia tra coloro – molto più numerosi – che pensano domani potrebbe toccare a me.

Semplicemente partivano dall’assunto, rivelatosi poi totalmente sbagliato, che in una economia dinamica, con elevati tassi di sviluppo, la sicurezza sarebbe stata assicurata agevolmente dal gran numero di veloci compensazioni che si svolgono sul mercato del lavoro: chi perda il lavoro il venerdì, si postulava, ne troverà sicuramente un altro il lunedì successivo. La moltiplicazione infinita delle occupazioni flessibili è stata fondata precisamente su tale assunto, che non ha alcuna base nemmeno negli Stati Uniti. Figuriamoci in Italia.

Al presente il problema, se possibile, si è ulteriormente complicato. Non soltanto l’economia crea nuovi posti di lavoro a un ritmo molto basso, ma è possibile che per un lungo periodo ne crei assai meno di quanti se ne stanno perdendo. E per accrescere la sicurezza dei milioni di individui che l’hanno già persa, o che temono di perderla tra breve, non basteranno né la ripresa – posto che questa arrivi nel 2010, o nel 2011, o ancora dopo – né un potenziamento dei cosiddetti ammortizzatori sociali. Sarebbero assolutamente necessarie politiche industriali realmente innovative rispetto ai modelli precedenti, che in altri paesi a partire dagli Stati Uniti, si cominciano a intravedere.

Ci vorrebbero inoltre interventi radicali di sostegno al reddito, quale sarebbe ad esempio un reddito di base o reddito di cittadinanza che sia, nonché una redistribuzione del lavoro disponibile che non abbia paura di quello che fu in passato uno slogan – lavorare meno per lavorare tutti – ma che potrebbe rivelarsi come una ricetta indispensabile per il prossimo futuro. Bisognerebbe anche impedire che operazioni apparentemente razionali sotto il profilo industriale come il trasferimento di rami d’azienda, la vendita in blocco di imprese piccole e medie, o la cessione di impianti a terzi, non fossero usati semplicemente per licenziare d’un colpo centinaia di lavoratori senza giusta causa.

Da Repubblica.

La montagna: anche qui arena di competizione

Ma quale e’ il settore della vita odierna immune dalla mania di competizione, dal perfezionismo a tutti i costi per adeguarsi a presunti modelli di virilita’ spacciati dai media?

La stragrande percentuale di coloro che vengono salvati o aiutati dall’elisoccorso prova un senso di sconfitta, quasi di vergogna. «Già – dice “Gnaro” -. E’ assurdo. Quando uno non ce la fa più chiami pure l’elicottero. La vergogna è un’altra cosa, riguarda la disonestà, non certo un incidente o le forze che vengono meno. Bisogna chiamare i soccorsi, non rischiare la pelle. Questa storia della vergogna è proprio legata a un modo assurdo di andare in montagna, quello della corsa contro il tempo, della performance, insomma. Follie

via Il re degli Ottomila “Una distrazione folle”- LASTAMPA.it.

Come si passa il tempo (in USA).

Interessante animazione del NYT che visualizza il tempo dedicato dagli americani (a seconda ) per varie occupazioni.

L’animazione e’ in flash: qui due schermate che confrontano i risultati per le donne con quelli per gli uomini. Si nota come le prime lavorino di meno (fuori casa…. ma con maggiori incombenze domestiche) mentre dedicano piu’ tempo per lo shopping. Mentre i giovani si alzano tardi… beati loro! 🙂

time-womentime-men

Il nemico della stampa | L’espresso

Bel testo di Umberto Eco.

Il problema italiano non è Silvio Berlusconi…..

E quindi è inutile prendersela con Berlusconi che fa, per così dire, il proprio mestiere. È la maggioranza degli italiani che ha accettato il conflitto di interessi, che accetta le ronde, che accetta il lodo Alfano, e che ora avrebbe accettato abbastanza tranquillamente – se il presidente della Repubblica non avesse alzato un sopracciglio – la mordacchia messa per ora sperimentalmente alla stampa. La stessa nazione accetterebbe senza esitazione, e anzi con una certa maliziosa complicità, che Berlusconi andasse a veline, se ora non intervenisse a turbare la pubblica coscienza una cauta censura della Chiesa – che sarà però ben presto superata perché è da quel dì che gli italiani, e i buoni cristiani in genere, vanno a mignotte anche se il parroco dice che non si dovrebbe.

via Il nemico della stampa | L’espresso.

Lettera al pastore

Riprendo da Repubblica questa bella lettera resa pubblica, scritta da un prete genovese don Piero Farinella al proprio vescovo, Bagnasco. Condivido in pieno l’analisi e le conclusioni che trae.  Oso presumere che le stesse parole sarebbero potute uscire quarant’anni fa dalla penna di un don Milani, o ancora piu’ indietro da un Lutero, o da un san Francesco. La storia si ripete, ma alla fine la memoria dei singoli e delle organizzazioni e’ corta, e l’apprendimento dagli errori del passato e la lucidita’ e il coraggio di esprimersi liberamente latitano.

Riporto qui i pezzi salienti.

…Mi ha colpito la delicatezza, quasi il fastidio con cui ha trattato – o meglio non ha trattato – la questione morale (o immorale?) che investe il nostro Paese a causa dei comportamenti del presidente del consiglio, ormai dimostrati in modo inequivocabile: frequentazione abituale di minorenni, spergiuro sui figli, uso della falsità come strumento di governo, pianificazione della bugia sui mass media sotto controllo, calunnia come lotta politica.

Lei e il segretario della Cei avete stemperato le parole fino a diluirle in brodino bevibile anche dalle novizie di un convento. Eppure le accuse sono gravi e le fonti certe: la moglie accusa pubblicamente il marito presidente del consiglio di “frequentare minorenni”, dichiara che deve essere trattato “come un malato”, lo descrive come il “drago al quale vanno offerte vergini in sacrificio”.

Lei, sig. Cardinale, presenta il magistero dei vescovi (e del papa) come garante della Morale, centrata sulla persona e sui valori della famiglia, eppure né lei né i vescovi avete detto una parola inequivocabile su un uomo, capo del governo, che ha portato il nostro popolo al livello più basso del degrado morale, valorizzando gli istinti di seduzione, di forza/furbizia e di egoismo individuale.

Io e, mi creda, molti altri credenti pensiamo che lei e i vescovi avete perduto la vostra autorità e avete rinnegato il vostro magistero perché agite per interesse e non per verità.

Ottimismo fuori luogo: lo struzzo

Veramente penoso: invece di porre mano alla risoluzione dei problemi della nazione (infrastrutture, scuola, debito pubblico tanto per citarne qualcuno) le solite frasette elmentari di vuoto ottimismo. Tutto qua? Veramente sarebbe ora di avere non piu’ vecchi al comando, ma gente onesta, giovane e con idee (e non la _solita_ idea, tanto per capirsi).

«Bisogna restare ottimisti, la situazione non sta peggiorando ma sta migliorando. Ciò che doveva accadere è accaduto». È quanto afferma il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tornando a dire che occorre fiducia perchè il peggio è alle spalle.

via «Bisogna restare ottimisti, la situazione non sta peggiorando ma sta migliorando» – Corriere della Sera.

Il premier «si trova ad affrontare molti scandali sensazionali a casa, ma il più grande dovrebbe essere il suo rifiuto di accettare la portata delle difficoltà economiche dell’Italia».

via Il Sole 24 Ore citando L’economist.

Ancora FC: Nessun lodo tra Dio e Berlusconi

FAMIGLIA CRISTIANA: NESSUN LODO TRA DIO E BERLUSCONI

“In altre nazioni se i politici vengono meno alle regole (anche minime) o hanno comportamenti discutibili, sono costretti alle dimissioni. Perche’ tanta diversita’ in Italia? L’autorita’ senza esemplarita’ di comportamenti non ha alcuna autorevolezza e forza morale. E’ pura ipocrisia o convenienza di interessi privati. Chi esercita il potere, anche con un ampio consenso di popolo, non puo’ pretendere una ‘zona franca’ dall’etica. Ne’ pensare di barattare la morale con promesse di leggi favorevoli alla Chiesa: e’ il classico ‘piatto di lenticchie’, da respingere al mittente”. Cosi’ si chiude il duro editoriale di Famiglia Cristiana dedica al ‘caso delle feste del premier’.

via FAMIGLIA CRISTIANA: NESSUN LODO TRA DIO E BERLUSCONI | News | La Repubblica.it.

Famiglia Cristiana contro Berlusconi «Superata la decenza, la Chiesa parli» – Corriere della Sera

Era ora. Attendiamo ora la risposta.

Il «limite della decenza» è stato superato nel comportamento «indifendibile» dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, e la Chiesa italiana «non può ignorare l’emergenza morale»: è quanto afferma il direttore di «Famiglia Cristiana», don Antonio Sciortino, rispondendo alle lettere dei lettori disorientati di fronte allo scandalo delle cosiddette «escort».

via Famiglia Cristiana contro Berlusconi «Superata la decenza, la Chiesa parli» – Corriere della Sera.

La festa del papa’: Obama ricorda agli uomini come dovrebbero essere

Nella maggioranza delle nazioni, nella terza domenica di giugno si festeggia la festa del papa’.

Per la ricorrenza, come negli anni precedenti (anche se non da presidente degli Stati Uniti) Obama riflette e da’ indicazioni su come un uomo dovrebbe comportarsi quando diventa papa’. Ovvieta’, pensera’ qualcuno… pero’ rifletterci sopra a molti non farebbe male.

Father’s Day 2007: “Let’s admit to ourselves that there are a lot of men out there that need to stop acting like boys; who need to realize that responsibility does not end at conception; who need to know that what makes you a man is not the ability to have a child but the courage to raise a child.”

Father’s Day 2008: “Any fool can have a child. That doesn’t make you a father. It’s the courage to raise a child that makes you a father.”

Father’s Day 2009: “We need to step out of our own heads and tune in. We need to turn off the television and start talking with our kids, and listening to them, and understanding what’s going on in their lives.”

via The Associated Press: Obama tells men what kind of dads they should be.