«Conta quello che raccontiamo. Non quello che effettivamente risulta reale. Non discuto questa situazione. Ma la voglio usare. Come ci raccontiamo il futuro?
La più diffusa narrazione del futuro, in Occidente, secondo me è: «Il futuro è finito».
Il futuro è una discarica nella quale buttare quello che rifiutiamo del presente.
Questo ha ucciso due categorie fondamentali. Progetto. Progresso.
Progetto: è ormai una cosa che riguarda al massimo due anni. La Toyota tanti tanti anni fa si diede un progetto per 15 anni avanti. E ora è due giri più avanti degli altri. Ma oggi, in Italia, nel mondo, che tipo di respiro e progettualità usiamo per fare il futuro? Siamo schiacciati sul brevissimo termine.
Progresso: era inequivocabile che i figli sarebbero stati più ricchi dei genitori. Oggi no. Questo è finito. Al massimo si può pensare che saranno più sicuri. O più sani. Nell’Ottocento la forma del romanzo ha accompagnato l’idea che l’umanità fosse lanciata nel progresso.
Difficile immaginare il futuro senza avvalersi di queste due categorie: progetto e progresso.
L’idea di futuro sembra essere stata sostituita dalla categoria di nuovo. E’ un impoverimento drastico. Viene da una mentalità commerciale, niente di male, ma è importante. Nell’idea di nuovo la nostra società si accontenta di vedere il futuro.
Nuovo non è differente. E’ una categoria più domestica e addomesticabile.
Un simbolo di questo nostro modo di pensare il tempo è nella forma narrativa di maggiore successo dell’Occidente: la serie televisiva. Lost. Doctor House. Csi. Lo schema: non si capisce perché lì, non si capisce da dove vengono e dove vanno, si sa che c’è un movimento di andata e ritorno che lascia sempre tutto dov’è. Non è come il film dove si parte da un punto e si arriva in un altro punto. In Doctor House il mondo non cambia mai. C’è un divenire in ogni respiro che apre e chiude, interroga e risponde, riportando tutto dove è partito. L’azione basata sull’idea che la storia possa essere infinita. Il movimento nell’immobilità.
Questa tecnica narrativa esclude categoricamente l’idea di futuro.
Noi occidentali abbiamo scelto questa forma narrativa come la forma narrativa più amata. Il presente è l’unico ossessivo accadimento. Esclude il passato e il futuro. Esclude il prima e il dopo.
Questi sono sintomi. Stiamo elevando il presente a unica vera realtà. Che cosa sta succedendo sul pianeta? Febbrile immobilità. Dove accade una sola cosa. Ogni giorno. Da molto tempo. Un numero enorme di umani sta entrando in un territorio di consumi, desideri, narrazioni, esperienze, emozioni che fino a qualche tempo fa era riservato a un’élite e che ora è disponibile a moltissimi. Accesso a informazione, esperienze, desideri, piaceri, luoghi. L’accesso.
Il gesto simbolico è la Caduta del Muro di Berlino.
E che cosa trova la gente che entra, superando le macerie del Muro? I supermercati, prima di tutto. Poi tutto ciò che insegna la nostra civiltà. La grammatica di tutto è ancora illuministo-romanticismo. La costituzione è quello che ancora proponiamo agli immigrati. Per mantenere le cose come stanno.
Ma… ma ci sono persone come Tim Berners Lee. I nuovi umani a cui è stato dato l’accesso ai vecchi privilegi hanno portato una diversa grammatica della mente. Una diversa meccanica della mente. Quelli che sono entrati e prendevano lezioni sulla vecchia grammatica ne stavano già creando un’altra. Questi umani erano differenti in alcuni elementi costitutivi dell’essere umano. Differenti. Non nuovi. Il web non è nuovo: è differente.
Gli insegnanti della civiltà tradizionale sono mutati dai loro studenti.
La mutazione. La grammatica è differente. Qual è il cuore di questa differenza? Secondo me, due punti
1. a un’idea di senso, di intensità come tesoro raggiungibile attraverso un lavoro di pazienza, di permanenza, di attenzione, di profondità, di concentrazione su un singolo punto, a quest’idea si è sostituita una differente idea, è un movimento dinamico, veloce in superficie in tutte le direzioni che coglie il senso delle cose;
2. un’idea completamente differente su che cosa sia naturale e artificiale, su che cosa sia reale e virtuale; è una cosa differente; la gente oggi pensa che chattare con uno sconosciuto sia una comunicazione reale (anche se crede che sia una ragazza su una sedia a rotelle e invece è un farmacista di sessant’anni); come i corpi degli sportivi saranno una somma di pezzi artificiali, farmaci e natura; non c’è più barriera tra naturale e artificiale.
Una sola parola? Esperienza. Il rapporto tra l’uomo e l’altro dall’uomo è l’esperienza che genera senso. Il differente è che cosa si pensa che sia l’esperienza. La domanda oggi è: che cos’è l’esperienza.
E dunque? Il futuro è finito. Questo è vero.
Il futuro non esiste come sviluppo del presente. Ma esiste come distruzione del presente. Il futuro non è per intellettuali che minuettano con le idee. E’ per selvaggi di genio. Che strappano con il passato.
Viviamo in una situazione che non prevede il futuro. Ma ci possiamo rendere disponibili al futuro. Se però cambiamo la grammatica. Distruggendo il presente.
Il mio compito? Conservare il grande patrimonio della storia. Mentre i selvaggi di genio portano una nuova grammatica, io ho un compito: il gesto quasi dell’amanuense. Riscrivere il mondo con la grammatica di quelli che l’hanno distrutto. Nella lingua del futuro. Perché quel futuro accada senza che sia una gravissima perdita».