GoodGuide: una guida “Buona, pulita e giusta” ai prodotti alimentari e non.

Aumentano la consapevolezza e il desiderio dei consumatori di conoscere sempre di piu’ sui prodotti che acquistano: quali sono le componenti che confluiscono nel prodotto finito, quali invece le condizioni sociali dei lavoratori coinvolti e l’impatto ecologico del prodotto e della filiera sottostante.

Il New York Times riporta di una iniziativa Web (con l’immancabile controparte iPhone): GoodGuide, che permette ai consumatori di acquisire maggiore consapevolezza sui prodotti acquistati.

Qui di sotto la schermata su un tipo di pasta De Cecco: oltre a riportare i dati nutrizionali, e’ molto efficace la sbarra di relazione con gli altri tipi di pasta.

GoodGuide: pasta De Cecco
GoodGuide: pasta De Cecco

GoodGuide’s office, in San Francisco, has 12 full-time and 12 part-time employees, half scientists and half engineers. They have scored 75,000 products with data from nearly 200 sources, including government databases, studies by nonprofits and academics, and the research by scientists on the GoodGuide staff. There are still holes in the data that GoodGuide seeks to fill.

Users enter a product’s name to get scores. For instance, Tom’s of Maine deodorant gets an 8.6 in part because it has no carcinogens, while Arrid XX antiperspirant rates a 3.8 because it contains known carcinogens. Another click leads to information behind the scores, like whether an ingredient causes reproductive problems or produces toxic waste, or whether the company has women and racial minorities in executive positions or faces labor lawsuits.

Obama: l’importanza dello storytelling

Mai come nelle ultime presidenziali americane, la distanza tra i due candidati alla Casa Bianca è apparsa così abissale. Differenze di stile e di generazione, senza dubbio. Ma più ancora della loro età, i due si sono distinti per l’«età» delle rispettive culture politiche. Una spaccatura che non indica solo gli anni anagrafici. McCain appartiene alla Galassia Gutenberg, i cui eroi sono di carta e di inchiostro, scolpiti nel marmo della vita vissuta; Obama è sul Pianeta Internet. È l’uomo degli spostamenti e delle appartenenze multiple. È un eroe “liquido”, in divenire. Aveva a disposizione una macchina da guerra, un modello integrato con quattro funzioni:

– Raccontare una storia che rappresenti l’identità narrativa del candidato (Storyline);

– “Inquadrare la storia nei tempi” della campagna elettorale, gestire i ritmi e la tensione narrativa (Timing);

– “Concordare il messaggio” ideologico del candidato (Framing), vale a dire imporre un “registro di linguaggio coerente” e “creando metafore”;

– “Creare la rete” su internet e sul territorio, un ambiente coinvolgente, per catturare l’attenzione e strutturare l’audience del candidato (Networking).

via Il Sole 24 Ore: Finanza, Economia, Esteri, Valute, Borsa e Fisco.

Un grande. Veramente un grande.

Questo e’ parlare chiaro.  Da questa pulizia etica occorre partire – per poi salire anche al pantano politico che fa saltare nani e ballerine nel carrozzone vaticano.

Don Luigi chiede risposte e impegno a tutti nella lotta ai clan: alla gente, alla politica ma anche alla stessa chiesa che, in merito alla lotta alla criminalità organizzata “deve parlar chiaro, non deve fare sconti”, dice scandendo bene le parole.

Don Ciotti chiede “meno parole e più fatti” e aggiunge riguardo alla chiesa: “Serve una linea di fermezza, bisogna ribadire sempre l’incompatibilità tra l’azione criminale e il Vangelo”.”Fuori dalla chiesa – urla dal palco don Ciotti – uomini e donne di mafia. E’ incredibile che al matrimonio di Totò Riina c’erano tre preti che celebravano la messa”. Quindi l’appello finale: “La chiesa, tutta la chiesa respinga le ambiguità”.

Italiani, creduloni irrazionali.

Gia’, oltre alle nostre belle qualita’, siamo anche questo.

Provate a confrontare i risultati di queste due query su Google: questa e questa.   Entrambe cercano la voce “oroscopo” sul principale quotidiano italiano (Corriere) e quello francese (Le Monde).

Nel primo c’e’ la rubrica degli oroscopo (che non linko, per non farla crescere ancor piu’ di rank), nel secondo no.

Vivere e morire – tra le urla sgraziate del debole gregge.

Come successo a molti, le vicende dei giorni scorsi hanno dato spunto a moti di riflessioni interiori – che non hanno trovato eco nelle parole urlate di ne’  di una parte ne’  dell’altra.  La altezzosa presuzione con cui il fondamentalismo cattolico di questi mesi parla, urla, condanna e da’ giudizi ben poco ha con la saggezza, la carita’ di comprensione di cui dovrebbe essere portavoce.

E cosi’ aggiungo oggi questo bel pezzo di Enzo Bianchi: una serena voce nella moltitudine dello starnazzante gregge.

…Attorno all’agonia lunga diciassette anni di una donna, attorno al dramma di una famiglia nella sofferenza, si è consumato uno scontro incivile, una gazzarra indegna dello stile cristiano: giorno dopo giorno, nel silenzio abitato dalla mia fede in Dio e dalla mia fedeltà alla terra e all’umanità di cui sono parte, constatavo una violenza verbale, e a volte addirittura fisica, che strideva con la mia fede cristiana. Non potevo ascoltare quelle grida – “assassini”, “boia”, “lasciatela a noi”… – senza pensare a Gesù di Nazaret che quando gli hanno portato una donna gridando “adultera” ha fatto silenzio a lungo, per poterle dire a un certo punto: “Donna (non “adultera”), neppure io ti condanno: va’ e non peccare più”; non riuscivo ad ascoltare quelle urla minacciose senza pensare a Gesù che in croce non urla “ladro, assassino!” al brigante non pentito, ma in silenzio gli sta accanto, condividendone la condizione di colpevole e il supplizio. Che senso ha per un cristiano recitare rosari e insultare? O pregare ostentatamente in piazza con uno stile da manifestazione politica o sindacale?

Ma accanto a queste contraddizioni laceranti, come non soffrire per la strumentalizzazione politica dell’agonia di questa donna? Una politica che arriva in ritardo nello svolgere il ruolo che le è proprio – offrire un quadro legislativo adeguato e condiviso per tematiche così sensibili – e che brutalmente invade lo spazio più intimo e personale al solo fine del potere; una politica che si finge al servizio di un’etica superiore, l’etica cristiana, e che cerca, con il compiacimento anche di cattolici, di trasformare il cristianesimo in religione civile. L’abbiamo detto e scritto più volte: se mai la fede cristiana venisse declinata come religione civile, non solo perderebbe la sua capacità profetica, ma sarebbe ridotta a cappellania del potente di turno, diverrebbe sale senza più sapore secondo le parole di Gesù, incapace di stare nel mondo facendo memoria del suo Signore. …

Abbiamo invece conosciuto divisione in nome di quel male che affligge l’umanità e che trasforma la diversità in demonizzazione dell’altro, muta l’avversario in nemico, interrompe o nega il confronto e il dialogo, dando origine a posizioni ideologiche capaci di violenza prima verbale poi fisica e sociale. Da un lato il fondamentalismo religioso che cresce, dall’altro un nichilismo che rigetta ogni etica condivisa fanno sì che cessi l’ascolto reciproco e la società sia sempre più segnata dalla barbarie.

Come ignorare anche gli altri segni di barbarie cui stiamo assistendo in questa amara stagione? Leggi che chiedono ai medici di segnalare alle forze dell’ordine la presenza di clandestini che necessitano di cure mediche, vanificando così il diritto alla salute riconosciuto a qualunque essere umano; episodi ormai ricorrenti di giovani e ragazzi che danno fuoco a immigrati o a mendicanti; senzatetto di cui si prevede la schedatura mentre li si lascia morire di freddo; esercizio della violenza in branco verso donne o disabili…

La chiesa cattolica e tutte le chiese cristiane sono convinte di dover affermare pubblicamente e soprattutto di testimoniare con il vissuto che la vita non può essere tolta o spenta da nessuno e che, dal concepimento alla morte naturale essa ha un valore che nessun uomo può contraddire o negare; ma i cristiani in questo impegno non devono mai contraddire quello stile che Gesù ha richiesto ai suoi discepoli: uno stile che pur nella fermezza deve mostrare misericordia e compassione senza mai diventare disprezzo e condanna di chi pensa diversamente.

Enzo Bianchi

Baricco: Futuro, Progetto, Progresso.

Bella fotografia dello stato d’animo della societa’ attuale di Alessandro Baricco, ripresa da De Biase e Luca Chittaro alla giornata del Future Centre di Telecom Italia.

«Conta quello che raccontiamo. Non quello che effettivamente risulta reale. Non discuto questa situazione. Ma la voglio usare. Come ci raccontiamo il futuro?

La più diffusa narrazione del futuro, in Occidente, secondo me è: «Il futuro è finito».

Il futuro è una discarica nella quale buttare quello che rifiutiamo del presente.

Questo ha ucciso due categorie fondamentali. Progetto. Progresso.

Progetto: è ormai una cosa che riguarda al massimo due anni. La Toyota tanti tanti anni fa si diede un progetto per 15 anni avanti. E ora è due giri più avanti degli altri. Ma oggi, in Italia, nel mondo, che tipo di respiro e progettualità usiamo per fare il futuro? Siamo schiacciati sul brevissimo termine.

Progresso: era inequivocabile che i figli sarebbero stati più ricchi dei genitori. Oggi no. Questo è finito. Al massimo si può pensare che saranno più sicuri. O più sani. Nell’Ottocento la forma del romanzo ha accompagnato l’idea che l’umanità fosse lanciata nel progresso.

Difficile immaginare il futuro senza avvalersi di queste due categorie: progetto e progresso.

L’idea di futuro sembra essere stata sostituita dalla categoria di nuovo. E’ un impoverimento drastico. Viene da una mentalità commerciale, niente di male, ma è importante. Nell’idea di nuovo la nostra società si accontenta di vedere il futuro.

Nuovo non è differente. E’ una categoria più domestica e addomesticabile.

Un simbolo di questo nostro modo di pensare il tempo è nella forma narrativa di maggiore successo dell’Occidente: la serie televisiva. Lost. Doctor House. Csi. Lo schema: non si capisce perché lì, non si capisce da dove vengono e dove vanno, si sa che c’è un movimento di andata e ritorno che lascia sempre tutto dov’è. Non è come il film dove si parte da un punto e si arriva in un altro punto. In Doctor House il mondo non cambia mai. C’è un divenire in ogni respiro che apre e chiude, interroga e risponde, riportando tutto dove è partito. L’azione basata sull’idea che la storia possa essere infinita. Il movimento nell’immobilità.

Questa tecnica narrativa esclude categoricamente l’idea di futuro.

Noi occidentali abbiamo scelto questa forma narrativa come la forma narrativa più amata. Il presente è l’unico ossessivo accadimento. Esclude il passato e il futuro. Esclude il prima e il dopo.

Questi sono sintomi. Stiamo elevando il presente a unica vera realtà. Che cosa sta succedendo sul pianeta? Febbrile immobilità. Dove accade una sola cosa. Ogni giorno. Da molto tempo. Un numero enorme di umani sta entrando in un territorio di consumi, desideri, narrazioni, esperienze, emozioni che fino a qualche tempo fa era riservato a un’élite e che ora è disponibile a moltissimi. Accesso a informazione, esperienze, desideri, piaceri, luoghi. L’accesso.

Il gesto simbolico è la Caduta del Muro di Berlino.

E che cosa trova la gente che entra, superando le macerie del Muro? I supermercati, prima di tutto. Poi tutto ciò che insegna la nostra civiltà. La grammatica di tutto è ancora illuministo-romanticismo. La costituzione è quello che ancora proponiamo agli immigrati. Per mantenere le cose come stanno.

Ma… ma ci sono persone come Tim Berners Lee. I nuovi umani a cui è stato dato l’accesso ai vecchi privilegi hanno portato una diversa grammatica della mente. Una diversa meccanica della mente. Quelli che sono entrati e prendevano lezioni sulla vecchia grammatica ne stavano già creando un’altra. Questi umani erano differenti in alcuni elementi costitutivi dell’essere umano. Differenti. Non nuovi. Il web non è nuovo: è differente.

Gli insegnanti della civiltà tradizionale sono mutati dai loro studenti.

La mutazione. La grammatica è differente. Qual è il cuore di questa differenza? Secondo me, due punti
1. a un’idea di senso, di intensità come tesoro raggiungibile attraverso un lavoro di pazienza, di permanenza, di attenzione, di profondità, di concentrazione su un singolo punto, a quest’idea si è sostituita una differente idea, è un movimento dinamico, veloce in superficie in tutte le direzioni che coglie il senso delle cose;
2. un’idea completamente differente su che cosa sia naturale e artificiale, su che cosa sia reale e virtuale; è una cosa differente; la gente oggi pensa che chattare con uno sconosciuto sia una comunicazione reale (anche se crede che sia una ragazza su una sedia a rotelle e invece è un farmacista di sessant’anni); come i corpi degli sportivi saranno una somma di pezzi artificiali, farmaci e natura; non c’è più barriera tra naturale e artificiale.

Una sola parola? Esperienza. Il rapporto tra l’uomo e l’altro dall’uomo è l’esperienza che genera senso. Il differente è che cosa si pensa che sia l’esperienza. La domanda oggi è: che cos’è l’esperienza.

E dunque? Il futuro è finito. Questo è vero.

Il futuro non esiste come sviluppo del presente. Ma esiste come distruzione del presente. Il futuro non è per intellettuali che minuettano con le idee. E’ per selvaggi di genio. Che strappano con il passato.

Viviamo in una situazione che non prevede il futuro. Ma ci possiamo rendere disponibili al futuro. Se però cambiamo la grammatica. Distruggendo il presente.

Il mio compito? Conservare il grande patrimonio della storia. Mentre i selvaggi di genio portano una nuova grammatica, io ho un compito: il gesto quasi dell’amanuense. Riscrivere il mondo con la grammatica di quelli che l’hanno distrutto. Nella lingua del futuro. Perché quel futuro accada senza che sia una gravissima perdita».

Noi italiani

Bell’articolo di De Rita sulla nostra societa’ e sul costume di noi italiani (via Corriere della Sera).

Vivere accanto e non connettersi. Questa è verosimilmente la base di quel declino della convivenza collettiva che a molti appare addirittura come una regressione civile. Guardiamoci dentro e attorno: viviamo tutti come componenti solitarie di una società che ha perso luoghi, occasioni e meccanismi di integrazione sociale. Le lotte per la liberazione individuale hanno rotto le connessioni di famiglia, di gruppo parentale, di osteria o circolo, di parrocchia, di comunità locale; la storia degli ultimi anni ha rotto il ritrovarsi dei singoli in ideologie, partiti, sindacati, luoghi e lotte di lavoro. Restiamo molecole che possano accostarsi ma che non si legano e integrano fra loro: facciamo «mucillagine», distesa informe di vegetazioni mai interconnesse. …. Occorre anzitutto uscire dalla tragica propensione a vivere qui e ora in un continuo presente di emozioni e responsabilità labili e cangianti. Tutto, dalla impressività mediatica ai proclami politici all’ accidia personale, vive di presente: non c’ è memoria, non c’ è futuro, non c’ è lo spessore temporale della vita, non c’ è direzione di marcia; c’ è solo spettacolo e ricerca di consenso, qui e ora. ….

Ipse Dixit: lentamente si prova a cambiare idea.

Ci sono voluti 16 anni affinche’ si verificasse un cambio di rotta a 180 gradi nelle dichiarazioni dei presidenti e candidati USA.  E questo solamente per rimanere sul piano verbale: spero (ma dubito) che ne occorrano meno per passare ora dalle parole ai fatti.

Obama: 2008

“We can’t drive our SUVs and eat as much as we want and keep our homes on 72 degrees at all times … and then just expect that other countries are going to say OK,” Obama said.

Bush: 2002

“The American way of life is a blessed one”.

Bush: 1992

“The American way of life is not negotiable”