Sabato sera siamo andati con degli amici a vedere L’ultimo Inquisitore, diretto dal Milos Forman di “Amadeus” e di “Qualcuno volo’ sul nido del cuculo”. Non e’ un film su Goya, che e’ si’ presente come fil rouge attorno a cui si snodano gli anni della inquisizione spagnola (coeva della rivoluzione francese), ma sull’atmosfera di terrore che i tribunali creavano nella societa’ dell’epoca.
Dopo una partenza normale, il film si impantana un po’ nella narrazione, allargando lo sguardo dalle vicende personali agli eventi esterni (rivoluzione francese, guerra con la Francia e l’Inghilterra, Napoleone) perdendo di incisivita’ in cosi’ tanti spazi e tempi. Un po’ troppo semplicistico saltare di anno in anno con scrite del tipo “15 anni dopo” per colmare buchi narrativi e di idee con ampi salti narrativi – proprio negli anni in cui nelle scene precedenti si lascia intendere che una ricchezza di eventi e’ pronta a seguire.
Belle le scene descrittive della preparazione delle stampe, con il procedimento delle acqueforti, cosi’ come discrete certe inquadrature. Nel complesso, da vedere con senso critico nel farsi condurre per i secoli tumultuosi della inquisizione.