Libro: Nido vuoto

Sono sempre una piacevole scoperta e lettura le storie dell’ispettore Pedra Delicado, tra i pochi personaggi femminili (oltre alla simpatica Mrs Marple) che caratterizzano il panorama dei gialli. Ancora una volta in questo romanzo compaiono i problemi della societa’ attuale, e l’ambientazione a Barcellona oltre a dare piacevoli note di colore locale non ne impedisce la generalizzazione anche ai nostri lidi.
Se si entra in sintonia con l’asprezza, quasi sfrontata alle volte, e l’umanita’ della protagonista non si vorrebbe che il racconto terminasse.
nido vuoto
Piu’ che nei precedenti racconti, la Bartlett indugia in questo racconto a considerazioni piu’ generali e a riflessioni “metafisiche” (troppo? forse si, ma ci sta!). Un assaggio, a cominciare dalla preferita:

Sbagliamo perche’ viviamo, perche’ cerchiamo di essere felici, perche’ giochiamo le carte che il destino mette in mano.
E’ questo che conta, molto piu che rimanersene tranquilli nel proprio guscio come molluschi.
(da farne il motto del mese!)

Una disgrazia collettiva non arreca danni irreparabili, mentre il male che ci e’ stato inflitto individualmente, quello che riconosciamo come ingiutsto, privato ,vergoognoso, quello puo’ cancellare il sorriso per tutta una vita.


Non avevo capito che non bisogna mai dare niente per scontato, nessun rapporto.
Una relazione bisogna coltivarla, curarla, innaffiarla, come una pianticella. Eppure, anche facendo tutto il possibile,
innaffiando, concimando, potando, a volte capita che la pianta appassica.
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Brain fitness: lumosity

Negli ultimi tempi sta crescendo la tendenza a proporre esercizi che possano, analogamente a quelli per il fisico, conservare e migliorare alcune delle capacita’ mentali, dalla memoria all’attenzione, ai riflessi.
visual attention
Carina la proposta usabile online di lumosity: offre una serie di giochini online, godibilissimo quello del birdwatching! Occorre memorizzare una lettera che compone il nome di un volatile, mentre questo appare per un brevissimo tempo in una zona casuale del display. Con un po’ di pratica, si evita di diventare strabici…

Droga a scuola

Ancora una volta, il giornale di Torino non perde l’occasione per buttarsi a testa bassa nel becero giornalismo di cronaca.

Il titolo di apertura del pezzo e’ decisamente derisorio e denigratorio nei confronti del preside del Liceo Copernico di Torino, che ha chiamato i carabinieri per indagare sullo spaccio di droga che si compiva all’interno dell’istituto:

“Il preside si spaventa”. Ma chi l’ha detto?

Ha semplicemente visto e osservato un reato, e ha domandato cooperazione a chi di competenza. Certamente e’ piu’ responsabile e dotato di senso civico del preside del Boselli, dove pochi giorni dopo i carabinieri hanno compiuto una retata nell’istituto dove le operazioni di spaccio si compivano apertamente alla luce del sole. Dove era e cosa stava facendo il preside ? Stava forse pensando alla sua pensione? In maniera irresponsabile ha accusato le forze dell’ordine di interventismo, esigendo un rispetto di autonomia che supera ogni limite.

E ben ricorda oggi il procuratore capo di Torino, Marcello Maddalena, che “scuole non possono essere considerate zone franche, in esse le forze di polizia non possono non entrare e accertare eventuali reati.”

Taglia 46

Ho approfittato della mattina libera per andare in giro a rinnovarmi il guardaroba e riordinare gli armadi. Gia’, ho messo via oltre 20 paia di pantaloni perche’ non mi stanno piu’: dal 50 sono ora passato alla taglia 46 (o, all’americana, W30 L30)! Al momento sono ancora sprovvisto di abiti da cerimonia (ancora con la vecchia taglia), mentre per il casual quotidiano sto iniziando a recuperare (no, non peso – abiti!).

6 minuti di riflessione: per i bambini

Sono molto critico sui toni e sulle urle da capopopolo che Beppe Grillo facilmente assume. Cosi’ come sono altrettanto critico sui silenzi che la politica grida nel suo vuoto parlare.

Vale la pena pero’ dedicare 6 minuti di tempo per ascoltare questadenuncia di Maria Dominici, giudice onorario del tribunale di Bologna. E poi agire, senza indignarsi per gli altri, ciascuno nel proprio piccolo.

Traffico di organi, abusi sui minori, bimbi mendicanti nelle nostre strate, finte onlus che raccolgono fondi e basta. Su quest’ultimo punto – adozioni a distanza – sono sempre piu’ convinto che sia una fesseria dei giorni nostri (anche se fatta con buone intenzioni), un altro modo di pulirsi la coscienza. E da amici che hanno visitato una bambina da loro adottata in Bangladesh altra conferma: dei 100 euro annui da loro versati per sussidi didattici e visite mediche annuali, alla bimba sono giunti solo 2 o 3 euro sotto forma di matite e quaderni. E il resto?

L’egemonia helvetica

No, non si tratta dell’invasione degli svizzeri, ma del 50esimo della diffusione del font Helvetica come ricordato qui con una bella carrellata di fotografie.

La neutralita’ insita nel DNA svizzero (dalla politica, alla finanza) si e’ mand man o diffusa anche nell’ambito del design e della comunicazione, con la scelta del celeberrimo font e la sua inclusione nei loghi aziendali (Microsoft, American Aerlines,…) e nei cartelli indicatori (metropolitana di New York).

Ancora sul silenzio

Ci sono dei periodi in cui una idea, una stessa sensazione, emozione vengano evidenziati e raccolti da piu’ parti, in modo indipendente – quasi che l’idea sia disponibile come un attraente frutto pronto ad essere colto da chi lo scorge tra i rami.

Ancora sul silenzio,sulle parole – letto stamane qui:

Nella preghiera è meglio avere un cuore senza parole che parole senza cuore. (Gandhi)

300 anni dopo l’assedio di Torino

Quasi al fotofinish, siamo andati prima che chiuda i battenti il prossimo tre giugno alla mostra sulla rievocazione del 300esimo anniversario dell’assedio francese di Torino del 1706.

In questa mattina uggiosa siamo stati fortunati perche’ a farci da cicerone abbiamo avuto una guida (Favetto) che ci ha guidati tra le sale espositve unendo con rara abilita’ competenza e passione. E cosi’ abbiamo trascorso due passando dai campi di battaglia alle corti d’Europa, apprendendo particolari sulle tecniche di utilizzo delle armi nel ‘700 e di costruzione delle fortificazioni militari.

Non ultimo, scoprendo come all’epoca le calzature dei soldati non avessero la distinzione tra calzata destra e sinistra: erano identiche, e solo con l’utilizzo prendevano poi la forma corretta del piede… Come sempre, la realta’ non e’ mai stata sempre identica a come la vediamo oggi.